𝐒𝐏𝐄𝐂𝐂𝐇𝐈𝐀 𝐈𝐍 𝐀𝐑𝐓𝐄 𝑮𝒂𝒍𝒍𝒆𝒓𝒊𝒂 𝒂 𝒄𝒊𝒆𝒍𝒐 𝒂𝒑𝒆𝒓𝒕𝒐

𝐒𝐏𝐄𝐂𝐂𝐇𝐈𝐀 𝐈𝐍 𝐀𝐑𝐓𝐄

𝑮𝒂𝒍𝒍𝒆𝒓𝒊𝒂 𝒂 𝒄𝒊𝒆𝒍𝒐 𝒂𝒑𝒆𝒓𝒕𝒐

Un incontro d’idee sono le opere della mostra che si è svolta lungo le stradine del centro storico di Specchia, non quello dei palazzi dove la ricchezza e l’opulenza era di casa ma quello dove la povertà e la fame la facevano da padrone. L’esposizione, che si è tenuta dal 26 al 28 agosto a partire dalle 20 sino a mezzanotte, è stata una fresca ventata che ha soffiato per ricordare il quartiere quando era pieno di gente che, rientrata dalla campagna e dal duro lavoro, voleva distrarsi e dare vita alle viuzze, in certi punti, strette e tortuose. Qui, grazie al grandissimo impegno della Pro Loco e alla disponibilità dell’Amministrazione Comunale, si sono dati convegno gli artisti partecipanti che hanno disposto le loro opere nei punti assegnati. Solo Luigi De Giovanni si è ritrovato fuori percorso perché i suoi dipinti erano nello studio di Piazza del Popolo dove facevano bella mostra con le narrazioni di vita, amore per la natura, poesie visive di colori che scandagliano l’animo per ritrovare l’uomo e le sue angosce esistenziali. All’ingresso del percorso artistico s’incontra l’angolo della fotografia, rielaborata al computer, di Matteo Schiavo. Qui i ritratti raccontano le persone e le loro caratteristiche interiori o le ombre dei pensieri fissate nell’attimo dello scatto. Un momento di riflessione sul senso della vita c’è quando si giunge nello spazio riservato alle opere dei diversamente abili capaci di trasmettere, a tutti i visitatori, una nota di ottimismo che solo la sofferenza vissuta con positività e dignità può dare. Anche io mi sono soffermata a lungo ad ammirare i lavori, a tratti gioiosi a tratti malinconici ma tutti caratterizzati da grandissimo impegno degli ospiti e degli operatori della Cooperativa Adelfia. La mostra, in un itinerario continuo, possiamo dire che si vivacizza con le vibrazioni coloristiche di Domenico Baglivo che ha esposto sia nello studio che nella piazza. Le narrazioni diventate colore ci inoltrano nei suoi paesaggi nelle sue composizioni floreali senza tralasciare le figurazioni o le incursioni nella ricerca. Dirimpetto a lui troviamo Luigi Lecci con dipinti riguardanti soggetti fissati in momenti di vita, negli oggetti poveri della quotidianità d’un tempo o frutto d’ispirazione nell’arte antica. Fra le sue opere trovano posto il ritratto di Don Pompilio e i soggetti religiosi. Con la pittura di Maria Marzano abbiamo modo d’ammirare un mondo magico, popolato da animali esotici che sembrano voler percorrere la sfera della fantasia, palesandosi nella semplicità disarmante di atmosfere dove le tonalità riportano alle ombre del tramonto. Si giunge poi all’esposizione di Stefania Rizzo che trova spunto nelle cromie della natura e in paesaggi che pur mantenendo i colori vogliono allontanarsi dal realismo. Annalisa Scarcia sublima in suo percorso pittorico nel disegno, sicuro e da grafica, che si trasforma in pittura risultato di passeggiate lungo i percorsi dell’anima che vengono fissati, realisticamente e con perizia, dal il colore che si lascia influenzare dall’amore per i luoghi e dalle tentazioni mistiche. S’incontrano poi opere, che sanno di malinconia e dolcezza e prendono vita nelle atmosfere di Luigi Scarcia, che ci ricorda come gli ulivi, incurvati e attorcigliati nella memoria di un percorso misterioso di vitalità, siano ora massacrati e falcidiati dalla Xylella fastidiosa e diventati monito per l’uomo. I percorsi a colori di Maria Rosaria Lisi, in incursioni anche nel mondo grafico dei giovani, sono stilizzazioni d’idee, d’abbracci, d’amore: esplorazioni dello spirito che si fa tratto continuo alla ricerca dell’essenza del sentimento che vuole sfuggire, in linee morbide e continue, i turbamenti dell’anima. Con ritratti e caricature Sonia Anastasi coglie la psiche dell’uomo che si manifesta in una smorfia esagerata che diventa maschera, in uno sguardo allusivo o in occhi e gesti che esprimono le inquietudini, le angosce o la gioia dissimulata. Voli di grandi uccelli si sono levati sui campi, coltivati e separati con bianchi recinti ritmici che si perdono in fondo all’orizzonte, diventando quasi un monito inquietante sulle sicurezze che un solitario albero ha per il domani è questo il discorso che ci fa Laura Petracca con la sua pittura. Il legame con il territorio, l’amore e la serenità emergono prepotentemente nelle opere di Luigia Pattocchio che si sofferma a descrivere i particolari degli scorci di Specchia. Ritroviamo il castello che troneggia nella piazza, le scalinate di via Garibaldi o i contorti ulivi secolari che si stagliano in primo piano senza nascondere le antiche costruzioni della tradizione. Tegole dipinte con soggetti campestri caratteristici del Salento, piccole opere dove la fanno da padrone le pajare, i muretti a secco degli scorci del territorio, peperoncini rossi portafortuna questi sono gli elementi del racconto pittorico di Giuseppe Ferraro. Nelle opere di Damiano Lisi emerge un grande amore per il Salento per i suoi climi e le sue tonalità. Gli scorci lasciano che lo sguardo s’inoltri lontano per cogliere i particolari e i colori caratteristici delle ore del giorno. La memoria del tempo che fu emerge in ogni particolare delle opere di Angelo Leone dove è facile ritrovare i gesti e gli oggetti propri di antichi mestieri o particolari architettonici di costruzioni disegnate con perizia e caratterizzate da leggere tonalità marroni. Luigi Palumbo si sofferma sui dettagli, sia delle figure che dei paesaggi, creando delle atmosfere nostalgiche. C’è il pastore che conduce il gregge, il contadino che brucia le sterpaglie, il treno che ci viene incontro arrancando e fischiando sino a scuoterci dal colore soffuso e da quelle atmosfere dalle tonalità smorzate. Maurizio Citti racconta paesaggi di mare dove le atmosfere serene sono esaltate dalle barche che beccheggiano lentamente portando lo sguardo nelle vedute e negli scorci del Salento abbacinati dalla luce e solo alcune volte adombrati da nubi grigiastre. Intonaci diventati base per una pittura materica e informale sono caratteristica distintiva dell’arte di Antonio Massafro dove segni forti e scolpiti profondamente sino a farli diventare solchi che raccontano l’anima dell’artista si palesano in colori un po’ sfumati. Le opere di Patrizia Carlino riescono a trasmetterci serenità anche quando il clima del paesaggio racconta i disastri della xylella. Sono distese di gialli dorati che si mischiano a pennellate rosse che sfumano in orizzonti dove sembra intuire tratti malinconici. Ricordi naif si esaltano perdendosi nel chiarore delle tinte delle opere semplici e romantiche di Giovanni Vincenti che pare voglia invitarci a non perdere quello che di fanciullesco rimane in ciascun animo.

Giunti nella nello slargo di via Braida si è avvolti da un’armonia dolcissima e subito si prende coscienza che sono due adorabili violiniste, Caterina Giangreco e Chiara Maisto, che si esibiscono in concerto deliziando una folla che si accalca per prendere la postazione migliore e poter godere di questo meraviglioso momento di consonanza che riesce a suscitare profonda emozione.

Tutto il percorso è stato per me un susseguirsi di sensazioni che mi hanno fatto apprezzare quest’itinerario artistico che ci ha donato Specchia in questo scorcio di fine estate facendomi sperare in una prossima edizione ancora più ricca di opere ed eventi.

Specchia 29 agosto 2022                                       Federica Murgia

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